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Perché promuovere il counseling?

Perché promuovere il counseling?

Diffondere una cultura

L’importanza di farsi conoscere in modo corretto e deontologico

di Alessandra Callegari

Reduci dal decimo Convegno nazionale di AssoCounseling svoltosi a Bologna il 6 e 7 aprile, eccoci a proporre, con rinnovata convinzione, una giornata di aggiornamento per counselor dedicata a “promuovere il counseling”, fornendo ai partecipanti elementi di base e tecniche creative per promuovere la propria professione, quella del counselor, in modo efficace.

Proposta in linea con i temi trattati durante il convegno, visto che più di un relatore ha parlato dell’importanza di diffondere in Italia la cultura del counseling: un richiamo a essere buoni testimonial di un modo di essere, di un sapere, saper fare e saper essere.

Promuovere il counseling oggi per noi vuol dire promuovere la diffusione del counseling nel territorio, affinché un numero sempre maggiore di persone lo conoscano in modo corretto, ne capiscano il valore, potendo così scegliere in modo mirato il tipo di relazione d’aiuto più adeguato alle loro esigenze. Significa promuovere il lavoro dei singoli professionisti, perché possano portare nel mondo la propria professionalità e competenza, consapevoli del proprio ruolo, dei suoi confini, della specificità che li differenzia da altri professionisti.

Promuoversi in modo efficace, per un counselor professionista, vuol dire dunque prima di tutto manifestarsi nel mondo avendo chiara la propria identità: e su questo proprio AssoCounseling ha fatto una grande lavoro, costruendo negli ultimi anni una “comunità di pratiche” che è riuscita a produrre un documento chiaro, dettagliato, preciso sul “processo” di counseling, sulla struttura del percorso con i suoi strumenti e le sue tecniche, e sulle qualità relazionali del counselor. Ogni socio ha possibilità/responsabilità di farlo proprio, integrandolo dentro di sé come un prezioso vademecum da accompagnare al Codice Deontologico che siamo tutti chiamati a rispettare e far rispettare.

Ma promuoversi in modo efficace vuol dire anche saper trasmettere, con un linguaggio appropriato, corretto, trasparente, le proprie specificità: perché ogni counselor professionista ha alle spalle una storia, una formazione, delle esperienze di vita e di lavoro, che in questa professione fatto parte del bagaglio tanto quanto le tecniche particolari legate all’approccio di riferimento. È importante che ogni counselor abbia la capacità di proporsi al “mercato”, nel rispetto della deontologia professionale, per fare in modo che le persone siano invogliate ad avvicinarsi a questa relazione d’aiuto cogliendone il senso profondo e la valenza nel qui e ora.

Scegliere di esercitare questa professione – come tutte le relazioni d’aiuto – significa mettersi in gioco profondamente sul piano personale e relazionale e mettersi al servizio dell’altro. Questo non impedisce di “proporsi” attraverso i mezzi di comunicazione che il contesto attuale fornisce – social di vario genere, da Facebook a Instagram a Linkedin – e di raccontare di sé e del proprio operato attraverso un proprio sito, per esempio.

Ecco perciò il senso di fornire ai partecipanti della giornata di aggiornamento elementi di base e tecniche creative per promuovere la propria professione, tenuto conto che lavorare sui, con e per i media e sulla comunicazione ha a che fare con una visione sociale e culturale del mondo in cui viviamo e dei tempi che abitiamo.

Per alcuni l’utilizzo dei media digitali è ancora ostico, sia perché non ci si sente preparati tecnicamente, ma anche perché c’è una resistenza a utilizzare canali che sono spesso usati per scopi anche molto diversi. Tuttavia, passare oggi per i canali utilizzati dalla maggior parte delle persone ci pone davanti un’opportunità da studiare e capire.

Possiamo imparare a realizzare forme di storytelling che non si limitino al marketing e al persuasivo, secondo schemi predefiniti, ma che riescano a essere rigorosi e creativi allo stesso tempo. Possiamo condividere una modalità di comunicare che sia coerente con ciò che facciamo. E una reale condivisione di saperi può portare il counseling in Italia verso orizzonti più ampi, verso un riconoscimento allargato, verso una dignità professionale radicata e sicura di sé.